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Cartellone 2003
FOR AN END TO THE JUDGMENT OF GOD; KISSING GOD GOODBYE Teatro Palladium, 27, 28, 29 novembre 2003 FOR AN END TO THE JUDGMENT OF GOD Testo di Antonin Artaud adattato da Peter Sellars
KISSING GOD GOODBYE Testo di June Jordan
Regia Peter Sellars Interpreti John Malpede, Pascale Armand Musica Osvaldo Golijov Ensemble Kronos Quartet Produzione Wiener Festwochen in associazione con Old Stories : New Lives.
Spettacolo in inglese con sottotitoli in italiano.
Prima nazionale
Peter Sellars demistifica una realtà ingiusta e benpensante: vorrebbe “farla finita col giudizio di Dio” (ovvero con l’oppressiva morale del senso di colpa collettivo) ed inaugurare una nuova dimensione spirituale e sociale dell’essere umano. Con For an end to the judgment of god (Pour en finir avec le jugement de dieu) di Antonin Artaud e Kissing God Goodbye della poetessa afroamericana June Jordan, Sellars svela crudelmente le contraddizioni ed i soprusi di ogni giorno nella convinzione che un mondo migliore sia possibile. La veemenza del lavoro di Artaud demistifica una realtà ingiusta e benpensante e vuole “farla finita col giudizio di Dio” per liberarsi dall’oppressiva morale del senso di colpa ed inaugurare una nuova dimensione spirituale e corporale dell’essere umano. Nel For an end to the judgment of God di Peter Sellars l’attore John Malpede è un compiaciuto generale del Pentagono che declama protetto dallo scranno delle conferenze stampe (figura tristemente familiare per il pubblico di tutto il mondo), mentre alle sue spalle scorrono le immagine di bombardamenti ed esplosioni commentate dalle musiche del Kronos Quartet. Kissing God goodbye prosegue il discorso raccontando la ricerca di una nuova umanità, sensibile verso il mondo e le persone che lo abitano – qualsiasi sia la loro nazionalità, cultura, tradizione, religione. Nella poesia di June Jordan le convinzioni politiche sono indissolubili dall’impegno morale nutrito dall’amore per gli altri: Kissing God goodbye (una splendida replica in versi alla violenza anti-abortista “nel nome di Dio”) è l’inno di una voce visionaria e generosa che crede in un domani migliore. «rivivere le atrocità per mettersi di fronte ad esse, staccati da ciò che è stato, per imparare a capire, per muoversi verso la comprensione», dice Sellars, «è la disciplina che l'arte può insegnare al mondo. La disciplina della pace».
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