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Cartellone 2003
FOI Teatro Valle, 7, 8, 9 novembre 2003 Regia e coreografia Sidi Larbi Cherkaoui Scene Rudus Didwiszus Design luci Jeroen Wuyts Luci Carlo Bourguignon Suono Eddy Latine Costumi Isabelle Lhaos Fotografia Kurt van der Elst Supervisione tecnica Koen Bauwens Stage Manager Wim Van De Cappele Couching Christine De Smedt, Isnel da Silveira Production tourmanagement Iris Raspoet, Lies Vanborm Assistente di produzione Veerle Gevaert Musicisti e voci Marnix De Cat, Jan Caals, Lieven Termont, Dirk Snellings, Liam Fennelly, Jan Van Outryve, Jowan Merckx Creato e interpretato da Christine Leboutte, Joanna Dudley, Lisbeth Gruwez, Ulrika Kinn Svensson, Erna Ómarsdóttir, Laura Neyskens, Darryl E. Woods, Damien Jalet, Nicolas Vladyslav, Nam Jin Kim, Marc Wagemans
Produzione Les Ballets C. de la B. Co-produzione Schaubühne am Lehniner Platz Berlino, Théâtre de la Ville Parigi, Monaco Dance Forum, Holland Festival Oude Muziek & Springdance/works Utrecht, Vooruit Art Center Gent, Stedelijke Concertzaal De Bijloke Gent, Soth Bank Centre Londra, Tanzquartier Vienna, PACT Zollverein Essen/Choreographisches Zentrum NRW. Con il sostegno del ministero della Comunità Fiamminga, Stad Gent, Provincia Oost-Vlaanderen, Lotteria Nazionale. Un ringraziamento a Theater Stap, Etienne De Grave, Peter De Blieck, Raven Vanden Abeele, Alamire Foundation, Ted Stoffer, Frédéric Denis, Iris Raspoet, Bérengère Alfort. Si ringrazia per il sostegno Philip Morris Italia Prima italiana Foi è un’opera di danza, musica e recitazione che s’impegna a resuscitare e complicare i segni della tradizione medioevale, già penetrata in passato con profondità e costanza dal giovane coreografo belga-marocchino Sidi Larbi Cherkaoui. In Foi s’intrecciano le linee di una ricerca sull’uomo che trascende il tempo e lo spazio, benché lo spettacolo abbia coordinate spazio-temporali (sia le musiche che i canti popolari sono fedeli recuperi dalla cultura del XIV secolo) rigorosamente medioevali. I secoli bui diventano una dimensione da esplorare attraverso la storia e l’individuo, nelle pieghe di movimenti scavati con attenzione dai performers della compagnia di Platel, scanditi da musiche e canti d’epoca eseguiti dalla Capilla Flamenca, meraviglioso ensemble votato alla musica polifonica del XV e XVI secolo. Musica polifonica e colta e canti popolari si intrecciano, evocando lo spirito di un secolo che non c’è più se non nelle tracce della nostra memoria collettiva. Una tensione filologica insistita spinge i corpi indietro nell’inconscio della odierna società contemporanea; il disegno dei movimenti si nutre di un inquieto istinto di sopravvivenza, che attraversa le epoche per preservare la razza umana, nnostante tutto. Lo spettacolo lascia scorrere i tentativi di restaurare la dimensione esistenziale di una fede allora così viva, profonda e mistica, contemplata oggi con curiosità e sorpresa e scrutata attraverso movimenti divinatori e riverberi di musica antica. L’ironia di Foi sostiene questa resurrezione, mantiene più vivi e vicini i fantasmi evocati, li condensa e li trasforma in materia con movimenti ondulati di corpi che s’intersecano, gesti fluidi e azioni perpetue. Con la sua leggerezza, l’inventiva, l’ironia e la malinconia, Foi è un esempio sensibile, fatto carne, di come il palese primato del “dubbio” possa trasformarsi in una nuova “fede”, ma anche di come, quel medioevo di “credenze” possa essere troppo pericolosamente vicino all’oggi.
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